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giovedì 27 giugno 2013

The Ocean - Pelagial






Year: 2013
Genre: Post Hardcore/Atmospheric/Doom
Label: Metal Blade Records
Sounds Like: Neurosis, Cult Of Luna
Sentence: From another planet (10)

Sono stato informato che sarebbe uscito "Pelagial" un disco, neanche si può definire così, che ti avrebbe portato in fondo all'abisso oceanico. Sono stato poi informato che dal punto di vista delle lyrics questo si sarebbe ispirato al film "Stalker" del 1979, un cult cinematografico portato alla luce dal regista Andrej Tarkovskij. Questa idea mi ha ispirato e intrigato, tanto da aspettare il disco con  ansia ed ascoltare e riascoltare la traccia rilasciata circa un mese prima sul web dalla Metal Blade Records. Dopo averlo ascoltato più di una decina di volte, mi sento pronto a poter, bene o male dire cosa ne penso ed esprimere i miei pareri al riguardo. Un disco senza dubbio con un tasso di creatività e tecnicismi molto alto, non parliamo di un disco normale, ma di un lavoro pieno di sentimenti, di poesia e che non si ferma, dove tutto si ferma, ma va oltre come la retta che in matematica va all'infinito, loro ci riescono con la musica. E' impensabile riuscire a creare certe melodie, infatti Dio quando li creò disse "Andate e con la musica date delle pippe incallite agli altri musicisti". Entrando nei particolari troviamo 11 movimenti, che ci introdurranno negli abissi oceanici più profondi. "Epipelagic" è la parte più alta delle zone oceaniche e dunque il primo movimento dell'album; breve introduzione, con pianoforte e sottofondo marittimo. "Mesopelagic" è il livello successivo e quì, quell'atmosfera di piena tranquillità comincia pian piano a svanire, fino a svanire del tutto con la comparsa di chitarre che si alternano tra il distorto ed il pulito, drum fantasma che poco a poco comincia a farsi sentire e altri 1000 effetti; l'eccitazione comincia a salire. La voce di Rossetti, potremmo dire che risulta essere semplicemente perfetta, ma sicuramente non è il punto di forza degli Ocean, infatti è stata rilasciata insieme a questa, la versione instrumental dell'album, per far capire quanto la voce conti poco di fronte a cotanta bellezza espressa dagli strumenti, per il quintetto tedesco. Il successivo stadio di profondità viene occupato da "Bathyalpelagic" o zona di mezzanotte, composta essa stessa da tre movimenti; nessuna luce può penetrare dove ci troviamo in questo momento. Questi brani mostrano l'apice dei tecnicismi e qualche scream di Rossetti qua e là. L'oceano comincia ad essere molto più movimentato rispetto a prima. Successivamente ci vengono posti altri quattro differenti movimenti tra cui: "Abyssopelagic" che si divide sempre in due movimenti; vediamo subito come continui sulla stessa riga del precedente, con rallentamenti evidenti. Quà l'oceano è mezzo mosso e mezzo calmo. "Hadopelagic", anche lui si divide in due movimenti; il primo è una traccia strumentale con riff molto lenti e coincisi, il secondo è invece l'opposto, con molto lavoro per Rossetti e per tutto l'arsenale di strumenti che la band sa maestrare in maniera ineguaiabile. Infine abbiamo "Demersal: Cognitive Dissonance" e "Benthic: The Origin of Our Wishes", ultimi due tasselli che chiudono il capolavoro in modo dissonante e poco prevedibile. Tirando le somme, dico subito che se stavate pensando agli The Ocean di "Heliocentric" dimenticateveli! Questo "Pelagial" risulta essere di un altro pianeta, sotto tutti i punti di vista, soprattutto sotto quello dell'intellettualità e non ci sono cazzi che tengano. Risulta essere di un altro livello, con un songwriting che la maggior parte delle altre band (se non tutte) si sognano. Siamo arrivati a riva, il viaggio negli abissi più profondi dell'oceano è finito. The Ocean grazie d'esistere e grazie di aver rilasciato ai noi comuni mortali, l'opportunità di poter sentire questa perla presa dal fondo dell'oceano che voi avete chiamato, Pelagial.

-Marco






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