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giovedì 15 agosto 2013

Brain Stomper - Concrete (EP)






Year: 2013
Genre: Instrumental Djent
Label: Independent
Sounds Like: Intervals, Chimp Spanner
Sentence: Need to improve (6,5)

I Brain Stomper dietro quell'atwork di questo Concrete, sono solo due sedicenni con un'ardita passione per il djent. Il progetto Brain Stomper nasce nel recente maggio 2013 e dopo solo dopo tre mesi, questi due giovanissimi ragazzi riescono a far uscire il loro primo ep "Concrete", come prima accennato, un ep di puro instrumental djent totalmente autoprodotto. Quel che mi sento di dire subito, è che se avete presente la cristallinità del sound di band come Peryphery o Animals As Leaders, beh dovete totalmente archiviarla, perché il lavoro che abbiamo davanti, essendo autoprodotto, risente molto di  qualità. Ma ciò nonostante, come un videogame, può essere divertente anche con una grafica scadente; anche un disco può essere piacevole, senza una gran qualità audio. La cosa che più potrebbe darvi fastidio all'inizio (almeno parlo per me), è il riffing, che risulta essere molto macchinoso e fastidioso, ma dopo 2-3 ascolti ci si può tranquillamente abituare ad esso ed incominciare a godersi l'ep per ciò che è realmente. Ma ora andiamo ad analizzare le tracce presenti. "Bezièr Curve": subito ci accoglie con uno slap di basso brevissimo che precede in maniera persuadente la chitarra, subito molto sicura di sè con un riffing molto groovy ad aprire le danze. La title track, ci stupisce con un arpeggio in pulito piacevole (anche con un lavoro made in casa i nostri sanno creare atmosfere davvere interessanti), per poi cambiare con l'entrata del distorto della chitarra, sempre diretta ad un riffing djentoso e groovy. "Fractal", secondo il mio modesto parere uno degli episodi migliori di questo ep, con un riff davvero coinvolgente degno dei migliori maestri del genere come  Fredrik Thordendal o Misha Mansoor. "Obliterate" comincia con un dialogo, interrotto subito dalla comparsa di drum elettrica, basso e chitarra; e qui il chitarrista decide di andare a suonare note più alte (finalmente), anche se il risultato è uno stridulo snervante, che ti istiga quasi a cambiare canzone, ma anche quì dopo qualche ascolto ci si può abituare. Riff principale tutto sommato molto catchy, accompagnato da una drum molto precisa: bocciati i breakdown che precedono quello che dovrebbe essere un assolo. "Sound of a Drop in a Glass Cave": un brano che mi sento di definire veramente ben riuscito, che risulta spettacolare confronto agli altri quattro brani prima citati. Non me ne vogliano questi due ragazzi, ma penso che lo avranno notato anche loro che qualcosa nel sound non andava, magari non è colpa loro, anzi non lo è a prescindere dato che il problema sta alla radice; non parliamo di problemi tecnici da parte dei componenti, ma di problemi che riguardano il sound complessivo, cioè la registrazione. Ma dopo tutto è un autoprodotto che va apprezzato per ciò che è, soprattutto va apprezzato, cosa da non dare per scontata, che due sedicenni intraprendono un percorso così singolare, solo per fare musica, che prima di tutto piace a loro. Io so quanto sia complicato formare un gruppo completo, però penso che nonostante le difficoltà, questi ragazzi debbano ancora cercare per trovare i componenti mancanti e successivamente piazzare un disco registrato come si deve, poiché le qualità al duo certamente non mancano.

-Marco



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