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venerdì 23 agosto 2013

Hivelords - Cavern Apothecary






Year: 2013
Genre: Black Metal/Sludge
Label: Anthropic Records
Sounds Like: Burzum??
Sentence: Great work (8)

Interessante quartetto di Philadelphia questi Hivelords, che col loro primo album “Cavern Apothecary” (dopo i primi 2 ep “The cellar scrolls” (2011) e “Grand Cromlech” (2012) ) ci fanno sentire un doom/black metal da loro stessi definito psichedelico; e infatti accanto alle classiche sonorità black, nel loro sound troviamo lente, avvolgenti, a volte anche un po’ noiose per quanto mi riguarda, atmosfere “psichedeliche”. L’album comincia bene, con “Atavus Lich”: un riff molto coinvolgente del chitarrista Will Rollem, con l’ausilio del bassista Tyler Butler, accompagnati dal blast beat di Jason Jenigen e dalla voce molto versatile di Kevin North, che ricorda Varg Vikernes. Alle parti più veloci si alternano frenate improvvise, una delle quali introduce, a circa metà brano, alla sezione più doom della canzone; poi però si riparte di gran carriera, per finire in un crescendo emozionante. Molto differente il secondo brano, “Antennae Manifest”, completamente dedicato ad immergere l’ascoltatore in un mare placido ma pieno di disperazione. Kevin North, così come in “Atavus Lich”, alterna screming a clean vocals, mantenendo però intatto il potere disperante della sua voce. Ecco arrivare, la traccia centrale dell’album, la title track “Cavern Apothecary”, che inizialmente ci fa rituffare nel mare di “Antennae Manifest”, ora un po’ più mosso, e poi ce ne tira fuori, per una corsa cieca che lascia senza fiato. Ecco allora un’altra pausa di riflessione: dove stiamo andando? La band lo scopre nel finale di questa canzone, e (forse) anche l’ascoltatore. E’ giunta l’ora del brano più lungo (circa 11 minuti) dell’album, “The Growing Overwhelm”; molto interessante l’inizio: psichedelia allo stato puro, strani suoni che fanno da sottofondo ad un discorso disperato che si conclude con l’arrivo di chitarra, basso e batteria, i quali danno il via alla parte forse più marcatamente doom dell’intero album, con la bella voce che si mostra in tutte le sue sfaccettature, prima di lasciare spazio ad un finale che ci riporta all’ atmosfera psichedelica iniziale. Torna un po’ di blast beat nella conclusiva “Auragliph”, ottimo brano che ben riassume lo stile degli Hivelords. Sicuramente almeno 3 delle 5 tracce di questo album entreranno in pianta stabile nel mio capiente ipod anche se, dopo aver ascoltato l’iniziale “Atavus Lich”, mi aspettavo anche qualcosa in più dal resto dell’album, che a volte trovo un po’ troppo prolisso nella sua “psichedelia”. Cavern Apothecary è comunque un ottimo album, con un sound curato al punto giusto, non troppo grezzo né troppo ricercato.

-Pierluigi Bani






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