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martedì 13 agosto 2013

Ghost - Infestissuman






Year: 2013
Genre: Heavy Metal/Doom/Stoner
Label: Rise above Records
Sounds like: Mercyful fate/ King Diamond
Sentence: Pope and altar boys (7,5)

Secondo lavoro per la band heavy metal/doom/stoner Ghost (Ghost B.C. negli Usa, per motivi legali), gruppo molto controverso, amato da molti e odiato da altrettanti. Molto, forse anche troppo teatrali, col cantante Papa Emeritus II (incarnazione del precedente Papa Emeritus) nel suo abito talare ben fornito di croci rovesciate e la bella mitria ad adornare il viso scheletrico, e i 5 “nameless ghoul” (2 chitarre, basso, batteria e tastiere), anch’essi in abiti “dark religiosi”, con cappuccio e maschera a nasconderne l’identità. Infestissumam è l’aggettivo che la band attribuisce all’Anticristo, ovvero “il più ostile, o “la più grande minaccia” ed infatti, se l’album d’esordio si era concluso con la genesi del figlio di satana, qui l’Anticristo è nato e operativo. L’album parte con l’intro “Infestissumam”, un inno molto epico, in un latino piuttosto maccheronico, ma che rende bene l’idea di malvagia grandezza dell’Anticristo, seguita da uno degli episodi più interessanti dell’album: “Per Aspera ad Inferi”, col suo refrain che rimane molto facilmente in testa. Meno ispirate le successive “Secular Haze” e “Jigolo Har Megiddo”, che comunque rimangono interessanti e capaci di intrattenere l’ascoltatore. La quinta traccia è a mio parere la migliore dell’intero album: “Ghuleh Zombie Queen” parte con una bella e malinconica melodia di pianoforte, al quale poi si aggiungono la voce e gli altri strumenti; a metà canzone il tutto acquista velocità e diventa più rock, ma mantiene intatto il suo piacere malinconico. Anche “Year Zero”, “Body and Blood” e “Idolatrine” sono belle canzoni, con melodie interessanti, e cori e tastiere molto presenti, così come in tutto l’album, d’altronde. La canzone più debole dell’album è sicuramente “Depth of Satan’s Eyes”, che stenta a decollare, nonostante l’interessante riff iniziale. L’ultima traccia, “Monstrance Clock”, è un altro dei pezzi che più meritano; anche il suo refrain, così come quello di “Per Aspera ad Inferi” rimane facilmente in testa ed io personalmente mi sono ritrovato a canticchiarla e fischiettarla senza pensarci. Per concludere posso dire che “Infestissumam” è un buon album, un po’ più complesso del lavoro d’esordio “Opus eponymous” e per questo un po’ meno immediato, ma comunque facile da assimilare. Si confermano le influenze dei Mercyful Fate, in particolare di King Diamond e, se è innegabile che i Ghost puntano anche troppo sull’aspetto visivo, non si può negare che ci sia anche della sostanza nella loro musica.

-Pierluigi Bani



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