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martedì 24 settembre 2013

Watain - The Wild Hunt






Year: 2013
Genre: Black/Thrash Metal
Label: Century Media Records
Sounds like: Bathory, Dissection
Sentence: Beautiful (9)

Se volete indirizzare un amico, un parente o una fidanzata, perché no, verso il freddo ed oscuro mondo del black metal, potreste iniziare con i Watain, sicuramente più accessibili ad orecchie inesperte dei connazionali Dark Funeral o Marduk. Più facilmente accostabili a Dissection e Bathory , i tre di Uppsala incarnano notevolissime influenze thrash nel loro sound, costantemente evolutosi ad ogni album, tanto che i puristi della prima ora dei Watain potrebbero non apprezzare questo nuovo lavoro, così come il precedente “Lawless Darkness”. Night vision da il via all’album, con un sinistro arpeggio al quale poi si aggiungono batteria e chitarre, in un crescendo marziale che sfocia in “De Profundis”, grande cavalcata, molto potente, nella quale si evincono più che mai le influenze thrash/death della band. Molto marziali e lente ”Black flames march” e “All that may bleed”; entrambe non annoiano l’ascoltatore perché sanno accelerare al momento giusto e il lavoro di chitarre e batteria è eccellente. Più melodica “The Child Must Die”, molto old school, sia nel ritmo che nei riff. “They Rode On” è il pezzo che non ti aspetti da una band del genere; una sorpresa, certo, ma una sorpresa positiva secondo il mio parere. Si può definirla una ballad, ma non pensate a Motley Crue o Guns’n’roses, perché qui non stiamo parlando di una bella ragazza (nulla da obiettare); l’epicità la fa da padrona, in un brano che evoca malinconiche atmosfere nordiche. Semplice ma molto bello e coinvolgente il solo centrale, ed azzeccato anche l’intervento della voce femminile negli ultimi istanti della canzone. In “Sleepless evil” la batteria si fa per la prima volta veramente black, nelle parti iniziali e finali, mentre arriva l’ora della title track “The wild hunt”: incedere lento, cori e  voce pulita, bella melodia, un finale a cui non avrei mai pensato, molto  “spagnoleggiante” eseguito con chitarra classica. Si riparte forte con “Outlaw”, riff old school ed accenni di blast beat di una batteria che varia tantissimo in una sola canzone. Ascoltando la parte iniziale di “Ignem Veni Mittere”, pezzo lento e strumentale, viene alla mente "Where Dead Angels Lie" dei Dissection, ad ulteriore conferma delle principali influenze dei Watain. L’ultima (?) traccia dell’album, “Holocaust dawn” è un vero e proprio riassunto di quanto espresso fin ora dalla band: mid tempo, accelerazioni improvvise, blast beat, cori e voce pulita, ma anche scream. Ottima conclusione di un ottimo album, molto orecchiabile e che difficilmente annoia. L’energia non manca, ma i Watain sanno offrire anche qualcosa in più della semplice violenza fine a se stessa, molti riff sono particolarmente azzeccati ed il sound è molto ben curato. Insomma un altro grande album sfornato da un altrettanto grande band, che non può assolutamente sfuggire agli amanti del black e dell'old school.

-Pierluigi Bani





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