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lunedì 14 ottobre 2013

Conducting From the Grave - Conducting From the Grave






Year: 2013
Genre: Melodic Deathcore
Label: Independent
Sounds Like: Recite the Raven, As the monster becomes
Sentence: Majestic (8)

Se a quel piccolo capolavoro che è "Siege Breaker" dei Recite the Raven ho dato solo un "misero" 7,5, a questo oserei dire, imponente lavoro, omonimo, dei Conducting from the Grave dovrò riservare un voto assai superiore. Ovviamente si sa che il recensore ci mette il suo zampino e la recensione sarà sempre un po' soggettiva, ma in questo caso sarò il più oggettivo possibile dicendo che i Conducting From the Grave hanno prodotto un vero capolavoro del deathcore moderno. Prima di entrare nei particolari di questo lavoro bisogna dire che la band è attiva dall'ormai lontano 2003 e il primo loro full-length risale al 2009. "Conducting from the grave" è il terzo tassello per il gruppo, che sin dall'uscita del loro primo album hanno riscosso un notevole successo. Comincio col dire che  non mi dilungherò parlando traccia per traccia dato che ogni brano è ottimo, le sbavature sono pochissime quindi preferisco dare un'infarinatura generale di quello che può essere l'ascolto di questo disco. Sin dalla prima traccia si nota quanto il deathcore proposto da questa band non sia quello piatto e affine a se stesso solito del genere, infatti il gruppo aggiunge molte parti armoniche e parti molto sincopate, quindi facendo risultare il tutto molto più piacevole per l'ascoltatore. Come ho detto prima questo disco è veramente imponente soprattutto in brani come "The rise" dove sfuriate degne dei deathsters più capaci, sia da parte delle chitarre, che da parte delle batterie.  Come sempre però c'è da tenere conto, soprattutto in questo genere, della voce che in questo album è fantastica, scream potenti che propongono un muro sonoro devastante! Nonostante il genere che si portano dietro questi giovanotti propongono anche parti in pulito, come nella quarta traccia "Signs", proposta sempre in modo fantastico (un dettaglio che mi pare doveroso aggiungere è che dopo le parti in voce pulita partono i breakdown più imponenti del disco, sempre a favore della malleabilità di questa band). Disco per niente banale o ripetitivo, difficile trovare sbavature, magari qualche riff un po' scontato, ma sono si e no 2 in tutto il disco, cosa che passa sicuramente in secondo piano rispetto alla prepotenza del resto del guitar-work. Come avete capito questo è un album vario, che può piacere ma anche non piacere, magari ad alcuni può dare fastidio questa alternanza di parti melodiche a parti feroci, ma dal canto mio, questo  è un punto a favore dato che in pochi riescono a fare questo senza cadere nella banalità. Ho elogiato abbastanza questo lavoro quindi a voi il giudizio finale, ma sappiate che non vi pentirete affatto quando l'avrete ascoltato.

-Andrea Facchinello



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