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lunedì 18 novembre 2013

A Lot Like Birds - No Place






Year: 2013
Genre: Post-Hardcore/Progressive
Label: Equal Vision Records
Sounds Like: Dance Gavin Dance
Sentence: Magnificent (9,5)

Prima di mettere le mani in maniera seria, su questo "No Place", ho deciso di riascoltarmi tutta la discografia dei A Lot Like Birds, così da comprendere in maniera più evidente le differenze e le evoluzioni dell'attuale sestetto californiano. Gli A Lot Like Birds pubblicarono il loro album di debutto, "Plan B", nel 2009, un disco con molteplici influenze, tra cui pop-punk, post-rock, jazz e già la band in questione ci aveva lasciati a bocca aperta, sapendo mischiare questi generi in maniera ineguagliabile. Appena tre anni dopo, rieccoli con "Conversation Piece", un lavoro completamente diverso dal precedente, dove come novità principale troviamo l'aggiunta di un nuovo vocalist, il cambiamento che li porta ad avere molti più elementi post hardcore e una maturazione complessiva da parte di tutti i componenti. Per non parlare dei testi che sono niente di meno che poesia, pura poesia. Ed eccoci oggi, 2013, pronti a descrivere il loro terzo tassello di una carriera, fino ad ora pressoché perfetta. Tengo a precisare che questo è un disco che non ha canzoni che spiccano l'una sull'altra, ma è il classico concept album che va ascoltato tutto d'un fiato più e più volte. "No Place" raggiunge senza dubbio la parte più sperimentale utilizzata fin'ora, ma nonostante ciò conserva il suo marchio di fabbrica più conosciuto, ovvero gli accumuli di post-rock tramandati da effetti regolati in maniera maniacale da ottenere un suono stratificato che possano esprimere il loro concetto di musica nella maniera più chiara possibile. Ogni crescendo si mette in luce grazie alle forti chitarre riverbanti e la sempre più crescente voce aspra di Cory Lockwood, mentre il bassista Michael Littlefield aggiunge profondità e il il chitarrista Joe Arlington motivi le chitarra in maniera da farla parlare da sola. Per far capire ancora meglio, come non sia un disco da brani che spiccano, possiamo prendere il singolo "Kuroi Ledge", che preso così in solitaria, sì risulta un bel brano, ma non ha nessun senso logico, se invece lo ascoltiamo insieme a tutto il disco vediamo come sia fatto apposta, su misura se vogliamo, per essere posizionato nel contesto del resto dell'album, come se fosse un pezzo di puzzle mancante per completarlo. Le esecuzioni strumentali ambient orientali dei due chitarristi, Michael Franzino e Ben Wiacek aggiungono un senso di omogeneità al tutto. Anche se una volta che l'ascoltatore supera il caos iniziale, il risulta finale è più che soddisfacente e le prime impressioni saranno in frantumi perse in piccole parti, come un muro distrutto da un senso di incapacità, dovuto all'inesperienza per reggere tutto ciò che sta accadendo. Il team vocale di  Cory Lockwood e Kurt Travis, è eseguita ad opera d'arte, come si poteva immagina; falsetto inquietante di Kurt che contrasta nettamente gli affascinanti passaggi "parlati" di Cory, che suscitano all'ascoltatore fiumi in piena di tensione, mentre i tipici vocalist puliti post-hardcore e più aggressivi sono due entità distinte strenuamente, creando perfettamente un intreccio irremovibile e formando una potenza dinamica vocale, che raramente viene eseguita così. Inoltre i testi meritano una menzione d'onore in quanto sono forse, alcuni dei testi più intelligenti, ben scritti e carichi di emozione in tutto il genere post-hardcore; forse solo i The Ocean, riescono a tenergli testa. Il duo Corey e Kurt rappresenta un colosso lirico davvero pazzesco; il loro lavoro lega l'album e ingrana perfettamente con il concept dell'album. "No Place" arriva come sventrata, ma emerge più intricato, complesso e calcolato a differenza di "Conversation Piece". Per cui il sestetto è riuscito ulteriormente ad ampliare il proprio bagaglio musicale, facendo qualcosa che fino ad ora non aveva mai fatto; così da dimostrare un'altra maturazione musicale. Nel contesto del vasto panorama post-hardcore, si aggiungono ufficialmente, con  l'uscita di "Conversation Piece", tra i gruppi più di rilievo, ma con questo "No Place", diventano senza ombra di dubbio, una delle migliori realtà e promesse per questo genere, che creatosi da poco, ci sta regalando pian piano dei veri e propri capolavori. Secondo la copertina dunque, sembra che tutte le cose depresse, malate e buie abbiano trovato un posto da chiamare casa.

-Marco







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