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venerdì 22 novembre 2013

Peste Noire - Peste Noire






Year: 2013
Genre: Black Metal/Medieval Metal
Label: La Mesnie Herlequin
Sounds Like: Autarcie
Sentence: (8)

Buon quinto studio album per il terzetto di Avignone, ancora una volta uscito per l’etichetta fondata proprio dalla mente del gruppo: il chitarrista e cantante La Sale Femine De Valfunde. È anche grazie a questo che la band può più o meno infischiarsene di seguire gli stilemi del genere black, senza infastidire nessuno, tranne quanti fra gli ascoltatori proprio non digeriscono l’introduzione di elementi folk nel black metal; è proprio così: ascoltare l’album è come fare la conoscenza dei membri del gruppo, il già citato La Sale Femine De Valfunde (voce, chitarra, basso e armonica), Sainte Audrey-Yolande de la Molterge (voce pulita, piano ed Hammond) e Ardraos (batteria e fisarmonica) e girovagare con loro per circa tre quarti d’ora, sufficienti a comprendere come l’apparente caos generato da accostamenti particolari come fisarmonica - black metal generi invece un amalgama tutto sommato niente male. Niente musica elettronica o Ska, come succedeva invece nel precedente “L’ordure à l’état pure”, ma, oltre alla fisarmonica, che compare già sul finire della prima traccia, affascinante manifesto programmatico con il discorso in francese che dona severità ed importanza a “Le retour de la peste” , possiamo ascoltare la gironda, curioso strumento di origine medioevale che nel suono ricorda il violino e nel quale le corde vengono strofinate da un disco messo in moto da una manovella, mentre una seconda melodia viene fuori da una specie di tastiera. “Demonarque” mostra l’animo più black della band, condito da un sano blast beat iniziale e comunque da una batteria violenta e complessa, ma anche qui l’animo folk si fa sentire, con fisarmonica, chitarra classica, flauto, gironda, senza dimenticare la voce pulita di Sainte Audrey - Yolande De la Molterge. Molto bella “La Bêche et l’epée - contre l’usurier, probabilmente la canzone più metal dell’album, e sicuramente una delle migliori, che vede nel finale la ricomparsa del parlato/manifesto. “Niquez vos villes” inizia in modo più “rockeggiante”, per poi appesantirsi con un cantato vagamente “rap” e “deliziarci” con una sorta di corno da caccia distorto, ed infine rendersi ancora più pesante, nella musica e nel cantato, più cupo e growl. Un po’ meno coinvolgente, a mio parere, “Le clebs noir - De Pontigibaud”, mentre si riparte molto bene con l’ultima parte dell’album: “Ode” e le sue parti acustiche e l’inframezzo di gironda, “La blonde”, poco black metal, ma ormai ci siamo abituati allo stile dei Peste Noire e possiamo apprezzarla, e la conclusiva “Moins Trente -Degrés Celsius”, triste finale, che ci vede salutare la band per tornarcene a casa, sicuramente arricchiti da questa esperienza e con la mente più aperta.

-Pierluigi Bani


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